STRADIVARI

HELLIER STRADIVARI

Antonio Stradivari è il liutaio più conosciuto al mondo. Nacque a Cremona nel 1644 (secondo alcuni, pochi anni dopo) da Alessandro Stradivari e Anna Moroni. Lavorò inizialmente per l’architetto Francesco Pescaroli e dal 1667 al 1679 fu allievo di Nicola Amati. Sposò in quel periodo Francesca Ferraboschi, una donna vedova e di otto anni più grande di lui, e si trasferì in Contrada Magistra, nel centro di Cremona. Il matrimonio fu combinato. In effetti, a quel tempo, rimanere vedova per una donna era una condizione ben poco invidiabile; nel caso specifico , Francesca era anche in attesa di un figlio e doveva assolutamente ricorrere ad un matrimonio riparatore. Fu comunque un’unione felice ed ebbero cinque figli.

Inizialmente, non furono poche le difficoltà economiche da superare ed è in questo periodo che Stradivari iniziò la sua attività di liutaio, e attorno al 1680 aprì la bottega con i figli Omobono e Francesco ed i suoi allievi in Piazza San Domenico, dove costruì la maggior parte dei suoi strumenti.

Dopo la morte di Nicola Amati, avvenuta nel 1684, divenne il liutaio più importante a Cremona. Dopo il primo periodo della sua produzione (chiamato appunto “amatizzato”), agli inizi del ‘700 realizzò alcuni tra i suoi strumenti più famosi, come l'”Hellier”, il “Toscano” e la viola “Medicea”. Dopo la morte di Francesca Ferraboschi nel 1698, si sposò con Antonia Zambelli dalla quale ebbe altri cinque figli.

Sin dall’inizio aveva modificato i modelli del suo maestro, intervenendo sulle bombature, la forma, le “f” e gli spessori. Probabilmente, fu proprio lui a compiere i primi studi sulla modifica dell’inclinazione del manico. Fino ad allora il manico era semplicemente appoggiato alle fasce e fissato con tre chiodi (metodo barocco), ma questi strumenti si potevano apprezzare solo in piccoli ambienti. Con l’avvento della musica moderna, che veniva eseguita nei teatri, fu deciso di dar maggiore tensione alle corde per avere più potenza di suono. Da qui la necessità di inclinare maggiormente il manico all’indietro e di eseguire l'”incastro”, cioè incastrare e incollare all’interno dello zocchetto una parte del manico in modo che potesse resistere alla tensione creata. Fu poi necessario allungare la catena ed anche la tastiera in modo da poter accedere alle posizioni più alte e sostituendo quest’ultima con un legno più resistente: l’ebano.
Era nato il violino moderno!

Nacquero così i Grandi Stradivari come il “Betts” (1704), l'”Ernst” ed il “Greffhùle” (1709), il “Parke” (1711), il “Boissier” ed il “Sancy” (1713), il “Cremonese” (ex “Joachim”, 1715), il “Messia” (1716), ed il “Canto del Cigno” (1737). All’interno i suoi strumenti portano l’etichetta in latino: Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat Anno [data] (Antonio Stradivari Cremonese ha costruito nell’anno …).
Le sue migliori opere furono costruite tra il 1698 ed il 1725. Raggiunse l’apice tra il 1725 ed il 1730. Dopo il 1730 molti strumenti portano la scritta nell’etichetta “Sub disciplina Stradivarii”, probabilmente perché costruiti dai suoi figli. Oltre a violini, viole e violoncelli, Stradivari creò anch arpe, chitarre, liuti e tiorbe; si stima in tutto oltre 1100 strumenti musicali.

Antonio Stradivari era esperto nel riconoscere i legni migliori dal punto di vista dell’acustica. Andava personalmente in Val di Fiemme (una delle migliori al mondo, famosa ancor oggi per la qualità del legno) per scegliere gli alberi più adatti. Alcuni studiosi affermano che la buona riuscita dei suoi strumenti era dovuta ad un composto di silicato di potassio e di calcio da lui usato per la preparazione dei legni; altri studi indicano anche un secondo motivo che spiega l’alto pregio della sua produzione e cioè che in quel periodo, chiamato “piccola era glaciale”, gli alberi crescevano in modo sano e con gli anelli particolarmente regolari. Grazie a ciò Stradivari ebbe la possibilità di usare legni privi di imperfezioni mentre oggi, con il clima irregolare, non possiamo più avere a disposizione legni così perfetti.

Antonio Stradivari morì il 18 dicembre 1737 a pochi mesi di distanza dalla sua seconda moglie.
Entrambe furono sepolti nella Basilica di San Domenico, che sorgeva nell’area degli attuali giardini pubblici di Piazza Roma e dove è posta una lastra tombale a ricordo.

I figli Francesco e Omobono continuarono a lavorare nella bottega con Carlo Bergonzi. Altri suoi allievi, tra i più significativi, furono Domenico Montagnana, Alessandro Gagliano, Lorenzo Guadagnini.

Su circa 1100 strumenti da lui costruiti, 650 sono ora riconosciuti come sue opere e sono considerati i migliori strumenti ad arco mai creati. Quelli perfettamente integri (50 circa) sono stimati a prezzi altissimi e suonati dai migliori esecutori del mondo. Solo Giuseppe Guarneri del Gesù ha la stessa reputazione fra i musicisti e i collezionisti.

Il prezzo più alto pagato per uno Stradivari è stato di 1.790.000 sterline (oltre 3,4 milioni di euro) per il “The Hammer” al Christie’s di Londra, nel 2006.

La più grande collezione di strumenti di Stradivari, che comprende due violini, due violoncelli ed una viola, appartiene al Re di Spagna ed è in mostra nel museo degli strumenti musicali del Palazzo Reale di Madrid. Nella U.S. Library of Congress statunitense si trova una collezione di tre violini, una viola ed un violoncello.

I periodi di produzione

Il primo periodo va dal 1666 al 1680 e lo stile è molto simile a quello di Nicolò Amati, gli strumenti riportano l’etichetta “Antonius Stradivarius Cremonensis alunnum Nicolò Amati”, ma possiamo notare anche una somiglianza con il lavoro di Ruggeri (ad esempio nel Crysbi).

Il secondo periodo va dal 1680 al 1690, meglio definito periodo “amatizzato” perchè ha le caratteristiche tipiche di tutta la famiglia Amati. I modelli in questi anni sono più rotondi, i violini sono più ampi rispetto al periodo precedente e compaiono i primi violoncelli in forma grande, chiamata forma “A” lunghi 79 come il Mediceo Duport.

Dopo la morte del suo maestro Stradivari cambiò le linee e le bombature, cambiò anche la vernice che prese tonalità più scure e rossiccie a partire dal “1685”.

Il terzo periodo, che va dal 1690 al 1700, è caratterizzato dagli strumenti lunghi che arrivano a misurare fino 36cm. di lunghezza di cassa, le “C” sono meno curve e più lunghe, le punte diventano uncinate, il filetto più largo 3-6-3 e il nero aumenta di spessore. Le “effe” sono più larghe e più ravvicinate, la bombatura è più piena. Utilizzò una vernice un poco fragile, che si scheggiava facilmente. Il suono dei suoi strumenti cambiò diventando scuro, al contrario dello stile Amati. In questi anni progettò la forma di viola definitiva che costruì per molti anni.

Il quarto periodo è chiamato “periodo d’oro”. Di questo periodo sono gli strumenti più costosi e ricercati, tra tutti ricordiamo il cremonese 1715, il violoncello Servais, il Messia, il Tiziano, il Soil.

Dal 1700 iniziò a lavorare nella sua bottega il figlio Francesco. In questa fase si produzione vennero usati legni veramente unici e bellissimi. L’intervento del figlio Francesco è ben evidente, quest’ultimo esegue l’occhio più largo, la vernice diventa ancora più rossa e i legni sono preparati con silicato. Il bianco del filetto diventa ancora più grande nei violoncelli 25-7-25. La sonorità è eccezionale.

Nel quinto periodo, che va 1720 al 1736, fu Francesco a lavorare quasi esclusivamente agli strumenti e si nota un netto peggioramento nella produzione.

(Dal sito http://www.elisabettagiordano.com/stradivari.html)

Museo del Violino di Cremona:

http://www.museodelviolino.org/

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